LARINO SAN PARDO
 


Una tradizione millenaria riproposta ogni anno da una comunità che non teme la fatica e l’inventiva di realizzare oltre cento carri allegorici per rendere onore al suo santo Patrono, San Pardo.
Succede a Larino, città frentana del Molise che dedica tre giorni di maggio – il 25, 26 e 27 – alla sua particolarissima Carrese.
Centotrenta carri, quasi trecento animali, circa cinquecento fiori di carta confezionati a mano su ciascun carro. Le campane a festa e il ritorno degli emigrati più che arrivano per rivedere e commuoversi davanti al mezzo busto d'argento che sfila per il paese.
Correva l’anno 842 quando i larinesi si recarono a Lucera per recuperare il martire cristiano San Primiano, sbranato dai leoni nell'anfiteatro di Larino e trafugato dal popolo pugliese.
Prima di arrivare, però, rinvennero le spoglie di Pardo, vescovo d'oriente di Lucera, e lo riportarono a Larino per venerarlo da quel giorno su un carro ornato di fiori.
Per ricordare questo ‘magico’ evento la città celebra una manifestazione unica nel suo genere fra le tante tradizioni del Mezzogiorno d’Italia. I buoi non corrono sfidandosi, ma portano con calma il carro per le vie della città.  buoi e cavalli. Non c’è la competizione che si ritrova nelle Carresi di San Martino in Pensilis, Portocannone, Ururi e Chieuti.
La festa di Larino ha una duplice valenza: ripropone la traslazione delle reliquie del vescovo Pardo, ma anche la venerazione delle reliquie del primo martire larinese San Primiano. Costui, insieme ai suoi fratelli Firmiano e Casto, fu uno dei primi martiri della cristianità e fu giustiziato al tempo di Diocleziano nell’anfiteatro romano di Larino; le spoglie di Primiano e Firmiano furono trafugate da Larinum durante le incursioni saracene del IX secolo da parte di alcuni abitanti di Lesina e di Lucera. La leggenda vuole che gli abitanti di Larino, quando si resero conto del furto dei sacri resti, si dirigessero verso Lesina con l’intento di recuperare le proprie reliquie, ma giunti in prossimità di Lucera, casualmente rinvenissero le spoglie di San Pardo “e per voler di Dio/  fu nostro Protettor”.
La festa ha inizio nel pomeriggio del 25 maggio quando il patrono invita simbolicamente tutti i santi venerati a Larino a recarsi in Cattedrale per prender parte alla processione che si svolgerà in suo onore il giorno successivo.
Per far sì che tutte le statue dei santi possano essere presenti alla festa in onore di San Pardo occorre “convocare” ufficialmente anche il compatrono della città, San Primiano, la cui immagine è collocata nella cappella a lui dedicata all’interno del cimitero, a circa 3 km dal centro storico.
Il corteo è caratterizzato da una lunga fila di oltre cento carri che, trainati da coppie di animali, percorrono sia le strade del Piano San Leonardo, dove sorge la cittadina moderna, che gli stretti vicoli del borgo medievale.
Nel tardo pomeriggio davanti alla Cattedrale comincia a prender vita un lungo corteo di carri tutti contrassegnati da numeri progressivi e disposti in ordine decrescente in base all’anno di fondazione. Dalla Cattedrale, sita nel cuore del borgo medievale, i carri si dirigono così verso il cimitero.
Al tramonto, dopo aver collocato l’effigie del santo compatrono sul carro più antico, contrassegnato dal numero uno, la sfilata, con la complicità della notte e delle luci delle fiaccole, riprende il suo cammino accompagnando la statua di San Primiano con canti e inni fino alla Cattedrale.
Il giorno successivo l’intero corteo si snoda per gli stretti vicoli del centro storico, incrociandosi più volte: ad aprire la sfilata vi sono i carri più piccoli trainati a mano da bambini, seguiti da quelli trainati dalle pecore o dai montoni che lasciano il passo a quelli più grandi condotti da una coppia di buoi.
Il busto in argento di San Pardo e la statua di San Primiano sono collocati sui due carri più antichi e sono preceduti dalle statue di tutti gli altri santi.
Durante la mattina del terzo giorno il corteo riaccompagna la statua di San Primiano dalla Cattedrale fino al cimitero, dove la sua immagine è venerata dai devoti per tutto l’arco dell’anno in una cappella a lui dedicata, costruita sulle rovine della prima basilica paleocristiana.
Nel pomeriggio, dopo una sosta per rifocillare sia gli animali che i partecipanti al corteo, ci si appresta a far rientro nel centro storico.
Ciascun carro, finito il proprio giro tra le stradine del borgo, aspetta trepidante il passaggio dell’ultimo carro, contraddistinto da un rumore via via crescente di campanacci, su cui troneggia la statua del santo patrono. A rendere l’ultimo saluto alla cittadinanza e a concludere la festa è la statua di San Pardo che rientra in Cattedrale. Un lungo applauso al tramonto accompagna il Santo al suo rientro nella trecentesca cattedrale gotica, per l'intenso e commosso arrivederci all'anno prossimo.
Red.